Dopo aver debuttato da paese organizzatore nel Campeonato Sudamericano de Football nel novembre del 1927 – il primo gol della storia per il Perù fu messo a segno da Demetrio Neyra – arrivò la prima vetrina intercontinentale per la selezione andina: i peruviani infatti fecero il loro esordio ai mondiali nel 1930, dopo appena 6 incontri ufficiali disputati (di cui uno solo vinto). La Blanquirroja venne eliminata al primo turno: perse per 3-1 contro la Romania (primo gol iridato di Luis de Souza Ferreira) e per 1-0 contro l’Uruguay (nazione ospitante e di lì a poco campione del mondo).
Nel 1935 raggiunse la terza posizione nella Copa América e l’anno successivo partecipò alle Olimpiadi di Berlino: nel corso dei giochi a cinque cerchi, la prima rassegna disputata dai peruviani lontano dal Sudamerica, la nazionale andina sarebbe arrivata fino alla semifinale, battendo la Finlandia per 7-3 e l’Austria per 4-2; tuttavia quest’ultima gara fu annullata dalla FIFA per intemperanze della panchina e del pubblico sudamericano (che avrebbero picchiato i calciatori austriaci), ordinando di rigiocarla senza spettatori. Questa decisione provocò il ritiro del Perù dalla manifestazione. Nel 1938 vinse i Giochi Bolivariani e cinque mesi dopo dominò il Campeonato Sudamericano de Football 1939, battendo a Lima nella gara decisiva l’Uruguay per 2-1. A tale notevole risultato contribuirono giocatori di altissima levatura come Teodoro Fernández (con 7 reti fu eletto miglior giocatore e capocannoniere del torneo), Jorge Alcalde, “Titina” Castillo, Alejandro Villanueva e Adelfo Magallanes.
Il Perù cambiò tre selezionatori prima di affidarsi nel 1975 nuovamente a Marcos Calderón (già sulla panchina biancorossa in tre occasioni): con lui, la Blanquirroja vinse la Copa América. Dopo una sonora sconfitta per 6-0 contro l’Ecuador in amichevole, si presentò alla rassegna continentale con buone prospettive e si laureò campione.
Nella prima fase eliminò il Cile (famosa la rovesciata vincente di Oblitas) e la Bolivia; in semifinale toccò al Brasile di un giovane Roberto Dinamite (nel doppio confronto, dopo il 3-3 del risultato complessivo, i peruviani prevalsero grazie al sorteggio). In finale batté la Colombia: sconfitto di misura a Bogotà (1-0), il Perù ebbe la meglio al ritorno (2-0); nello spareggio sul neutro dell’Estadio Olímpico di Caracas, un gol di testa di Sotil fu sufficiente per sollevare la coppa.Negli anni ottanta, i cambi di allenatore sulla panchina peruviana furono addirittura undici. Dopo che nella Copa América 1983 la Blanquirroja si spinse fino alle semifinali, dovette attendere otto anni per vincere un incontro nella massima competizione continentale. Gli andini fallirono anche la qualificazione al campionato del mondo 1986 ai playoff.
L’8 dicembre 1987 il calcio peruviano fu colpito dal disastro aereo dell’Alianza Lima, squadra che forniva l’ossatura della nazionale. Il charter che riportava giocatori, staff tecnico, dirigenza ed alcuni tifosi a Lima, si inabissò nell’Oceano Pacifico al largo di Callao: morirono 16 calciatori, l’allenatore Marcos Calderón (ct che aveva guidato il Perù alla vittoria in Coppa América dodici anni prima), i collaboratori, l’equipaggio ed altri passeggeri – in totale ci furono 43 vittime ed un sopravvissuto.