RasenBallsport Leipzig

Dopo avere costituito tre club in altrettanti continenti (il Red Bull Salisburgo in Austria, i New York Red Bulls negli Stati Uniti e il Red Bull Brasil di Campinas in Brasile), nella seconda metà degli anni 2000 la multinazionale austriaca Red Bull, intenzionata ad alzare il livello del proprio impegno nel calcio professionistico, decise di inserirsi anche nel campionato tedesco rilevando un club preesistente.

Data la capillare presenza di club professionistici efficienti e blasonati nella parte occidentale del territorio della Germania (che avrebbero verosimilmente precluso o reso eccessivamente complessa la possibilità di rilevare o impiantare una realtà di alto livello), il management decise di puntare sulle regioni dell’ex Germania Est, dove il livello della pratica calcistica era stato gravemente indebolito a seguito della riunificazione tedesca, con i migliori giocatori che tendevano a trasferirsi a giocare nelle regioni occidentali e buona parte delle squadre locali militanti nelle divisioni minori e incapaci (per limiti manageriali ed economici) di raggiungere i campionati di prima fascia.

La prima società oggetto d’interesse fu la Dinamo Dresda, che venne tuttavia scartata in quanto avente uno stadio di capienza troppo ridotta, un seguito di tifosi considerato troppo violento e un passato recente caratterizzato da cattiva gestione amministrativa e risultati sportivi deludenti. Dopo avere considerato e scartato anche altre società della Sassonia, giudicandole anch’esse inadeguate allo scopo, la Red Bull decise infine di puntare sulla città di Lipsia, storicamente rilevante per il calcio tedesco (avendo ospitato l’atto di fondazione della Deutscher Fussball Bund) e potenzialmente capace di offrire un largo bacino d’utenza donde attingere i tifosi, complice la presenza del nuovo Zentralstadion (costruito nel 2004 per accogliere alcune gare del campionato mondiale di calcio 2006), la rilevante crescita economica dell’area urbana e la contestuale assenza di un club di buon livello, considerato che le società cittadine avevano budget ridotti e giocavano ormai da tempo in leghe a carattere semiprofessionistico o dilettantistico.

Nel 2006 la Red Bull tentò quindi di rilevare il FC Sachsen (fondato nel 1990 ed erede del vecchio Chemie, tradizionalmente la seconda squadra cittadina dopo la Lokomotive), versante in crescenti difficoltà economiche e sportive; dovette tuttavia desistere a seguito delle proteste dei tifosi del club in questione. La multinazionale austriaca (su suggerimento dell’imprenditore Michael Kölmel, maggiore azionista della società titolare del diritto di superficie sul Zentralstadion) spostò quindi il suo interesse sul SSV Markranstädt, club dell’omonima città limitrofa all’epoca militante in NOFV-Oberliga (quinta divisione regionale). Anche in questo caso la notizia dell’interesse della Red Bull suscitò le proteste dei tifosi del club interessato, che tentarono di bloccare la transazione con atti di vandalismo quali lo spargimento di diserbante sul prato dello stadion am Bad (lo stadio cittadino) e la distruzione di cartelloni pubblicitari della multinazionale; la contestazione tuttavia non poté impedire che, il 19 maggio 2009, la prima squadra del Markranstädt e il tecnico in carica Tino Vogel fossero trasferiti in blocco alla società creata ad hoc dalla Red Bull, che rilevò il titolo sportivo del SSV e incorporò (su sollecitazione della federcalcio regionale sassone, timorosa di subìre una diaspora di calciatori locali) quattro squadre del settore giovanile del già citato FC Sachsen, che ricevette in cambio una contropartita economica.[8] La stessa Red Bull si fece inoltre garante della sopravvivenza del SSV Markranstädt, che venne indennizzato economicamente e (un anno dopo) fatto ripartire dal campionato regionale di Landesliga (sesta serie), affrancandosi dal gruppo austriaco.

Dovendo ottemperare alle regole stilate dalla federcalcio tedesca la costituzione del club avvenne secondo criteri differenti rispetto a quelli seguiti per fondare le altre squadre della galassia Red Bull nel resto del mondo. In primo luogo, essendo vietato inserire un marchio commerciale direttamente nel nome della squadra (regola derogabile solo in particolari casi di finanziamento a lunghissimo termine, come per esempio per il Bayer Leverkusen), il club venne battezzato RasenBallsport Leipzig (letteralmente “sport della palla sul prato”, laddove le iniziali RB coincidono comunque con il nome Red Bull). In compenso la simbologia e l’identità visiva del club vennero costruite richiamando direttamente il brand austriaco: nello stemma sociale vennero infatti collocati i tori rossi mutuati dal simbolo della proprietà, come colori furono scelti il bianco e il rosso e come soprannome ufficiale venne coniato Die Roten Bullen (letteralmente “i tori rossi”).

Inoltre, dato che i regolamenti del calcio tedesco proibivano di intestare la maggioranza azionaria a un unico soggetto (sia che si trattasse di una persona che di una società), il club venne nominalmente reso di proprietà di una società a garanzia limitata costituita ad hoc con un ristretto gruppo di soci. In tal modo la Red Bull poté de facto garantirsi la proprietà esclusiva e un pieno controllo sulle sorti del nuovo sodalizio. La previsione iniziale di investimento della Red Bull nel nuovo club ammontava a circa 100 milioni di euro in dieci anni, onde condurlo ai vertici del calcio tedesco e consentirgli (in prospettiva) di lottare per l’accesso alle coppe europee e per la vittoria del titolo nazionale. Nel campionato 2017-2018 la squadra lipsiana mostra un rendimento più altalenante di un anno prima: la stagione viene conclusa al sesto posto, valido per l’accesso ai preliminari dell’Europa League. Per quanto concerne le coppe europee, il cammino in UEFA Champions League si conclude già nel girone G (per via del terzo posto alle spalle di Porto e Beşiktaş e davanti al Monaco); retrocessi in Europa League, i biancorossi superano i sedicesimi di finale contro il Napoli e gli ottavi contro lo Zenit San Pietroburgo, per poi uscire ai quarti per mano dell’Olympique Marsiglia. A competizioni terminate il tecnico Ralph Hasenhüttl, ancora sotto contratto per l’anno successivo, rescinde anticipatamente il rapporto di collaborazione con il club.

Novembre 7, 2021